calcio

giovedì 24 aprile 2014

Europa League: Bela Guttmann, l'alleato della Juventus

Benfica-Juventus non sarà una partita come tutte le altre. Sarà un importante banco di prova per i bianconeri, che sognano di coronare il loro cammino europeo con la vittoria del trofeo nella finale di Torino. Dalla loro, gli uomini di Conte avranno un inatteso alleato: si chiama Bela Guttmann. In pochi conosceranno la sua curiosa storia e il suo efficace anatema che ha finora segnato (in negativo) i destini europei della più importante squadra del Portogallo.

CHI ERA GUTTMANN- Ungherese naturalizzato austriaco, di origine ebraica (fu probabilmente internato in un campo di concentramento nazista), Bela Guttmann fu prima calciatore e poi, soprattutto, allenatore. Girò il mondo, allenando in Svizzera, Austria e guidando formazioni prestigiose come il San Paolo in Brasile, il Penarol in Uruguay e perfino il Milan, senza dimenticare i periodi in cui sedeva sulle panchine di Porto e Benfica. Fu un un importante pionere ed introdusse per primo il modulo 4-2-4, che fu molto in voga in Brasile e che fu adottato dalla stessa nazionale verdeoro, vincitrice del Mondiale 1958 in Svezia proprio con questo innovativo stile di gioco. Si contraddistinse, inoltre, per aver portato il Benfica sul tetto d'Europa per ben due volte (nel 1961 e nel 1962), rendendo quella squadra, allora guidata dalla Perla Nera Eusebio, una delle formazioni più forti di sempre. Ma proprio all'indomani del secondo trionfo consecutivo, Guttmann esplose contro la società, rea di non aver elargito all'allenatore il premio pattuito in caso di vittoria della Coppa dei Campioni. Fu lì che Guttmann lanciò quel famoso anatema che lo ha reso immortale.

L'ANATEMA E GLI EFFETTI- "Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà per due volte campione d'Europa, e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni". Magari Guttmann, al momento di questo sfogo, non pensava minimamente agli effetti che questa maledizione avrebbe avuto per il futuro delle squadre portoghesi e, soprattutto, per le aquile di Lisbona. L'anatema, scagliato prepotentemente nel 1963, tiene ancora e i tifosi del Benfica pregano Dio purché esso si possa rompere. Già da quell'anno, infatti, quella che all'epoca era una delle squadre più forti di tutti i tempi non riuscì ad avere pace. La maledizione ebbe un effetto immediato già nel '63, quando il Benfica venne rimontato in finale dal Milan. Due anni dopo, un'altra italiana, l'Inter, ebbe la meglio sui portoghesi in un match rocambolesco risolto da una papera del portiere. Nel 1968, il Manchester United si impose ai tempi supplementari, mentre vent'anni dopo il PSV Eindhoven riuscì a trionfare addirittura ai calci di rigore. L'ultima finale di Coppa dei Campioni disputata dal Benfica fu nella stagione 1989/1990, quando di fronte c'era ancora il Milan. Si dice che Eusebio, prima della gara, abbia fatto visita alla tomba del suo vecchio allenatore, per pregarlo di rompere l'anatema che affligeva il suo club. Purtroppo per i portoghesi, i rossoneri vinsero nuovamente e il Benfica perse la sua quinta finale consecutiva.

MALEDIZIONE ESTESA ALL'EUROPA LEAGUE- Guttmann, quando lanciò il suo terribile anatema, si riferiva soltanto alla Coppa dei Campioni, ma sembra che gli effetti si siano estesi a tutte le competizioni europee. Oltre alle già citate sconfitte in finale nella più prestigiosa rassegna continentale, infatti, il Benfica "vanta" anche una sconfitta contro l'Anderlecht nella Coppa Uefa 1983 e una contro il Chelsea nella scorsa Europa League. E se si pensa alla dinamica di quella sconfitta (i portoghesi dominarono l'incontro creando una serie infinita di occasioni, ma vennero puniti da un contropiede di Torres e dalla rete decisiva all'ultimo minuto di Ivanovic) c'è da credere che anche questa manifestazione sia stregata per i portoghesi. La maledizioni magari sarà un alleato stasera e settimana prossima per la squadra juventina, anche se il Benfica potrebbe riuscire a passare ma inchinarsi in finale all'avversario di turno. E pensare che sarebbe bastato un semplice aumento di stipendio per evitare anni di sofferenze.

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